Governo: un fondo da 600 milioni per stimolare start-up e PMI innovative

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Il governo italiano sta lavorando alla costituzione di un Fondo di corporate venture capital che veicoli complessivamente 600 milioni su startup e Pmi innovative del settore, anche per favorire l’adozione dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione. Lo riferisce Il Sole24Ore. L’Italia deve sviluppare in autonomia soluzioni basate sull’intelligenza artificiale da utilizzare anche nella Pubblica Amministrazione. E per stimolare startup e PMI innovative, il Dipartimento per la Trasformazione digitale sta lavorando alla costituzione di un Fondo di corporate venture capital che veicoli complessivamente 600 milioni. Il fondo dovrebbe essere gestito da Cdp Venture Capital Sgr, titolare del Fondo nazionale innovazione, con il supporto di un comitato investimenti e di un advisory board per indirizzo e input sulle operazioni.

Contributi e obiettivi del fondo

Il Dipartimento per la trasformazione digitale dovrebbe contribuire con 45 milioni di euro, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale con 40 milioni mentre si punta a raccogliere altri 115 milioni da aziende di settore e istituzioni come la stessa Cassa depositi e prestiti. Questa base, di 200 milioni, dovrebbe essere moltiplicata con un effetto di leva per tre volte in virtù di investimenti privati, raggiungendo il target di 600 milioni. Ricordiamo che il sottosegretario Alessio Butti, che guida il Dipartimento per la trasformazione digitale, già a maggio aveva annunciato la costituzione del fondo “da erogare per lo studio, la ricerca e la programmazione riguardo l’intelligenza artificiale”.

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Il sottosegretario Alessio Butti

Per Butti “Il Paese deve produrre IA. Come per le telecomunicazioni ci deve essere una politica industriale anche per l’intelligenza artificiale. L’altro è di contare sulla vigilanza di un’agenzia o di una Authority. L’agenzia esiste già ed è AgID che potrebbe fare uno studio molto attento su quelli che sono i rischi e le regole da indicare. Ovviamente deve parametrarsi, confrontarsi e deve farlo sistematicamente con il Garante per la protezione dei dati personali ma anche con chi si occupa di cybersecurity, per cui è evidente che l’approccio con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) ci deve essere e deve essere importante”.