Emergenza competenze digitali: l’Italia rincorre tra mismatch lavorativo e lacune formative

Il sistema Italia sconta un grave deficit tecnologico: mancano sia professionisti qualificati per la transizione in atto, sia una diffusa alfabetizzazione informatica. A complicare lo scenario interviene spesso la difficoltà delle piccole imprese nell’identificare correttamente le figure necessarie alla propria crescita.  

La fotografia scattata dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali (AICA, Anitec-Assinform, Assintel) è allarmante. Nonostante la pubblicazione di oltre 222.000 offerte di lavoro nel settore ICT tra inizio 2024 e settembre 2025, circa la metà delle posizioni rischia di rimanere vacante. Se da un lato le aziende cercano figure consolidate come sviluppatori e ingegneri del software, dall’altro si registra un’impennata per i ruoli legati all’Intelligenza Artificiale (il Prompt Engineering cresce del 112%) e alla sicurezza informatica (+70%).  

Il problema, però, è strutturale e riguarda anche l’ABC del digitale: test condotti su 24.000 persone rivelano che appena il 30% raggiunge la sufficienza nelle competenze di base.  L’istruzione prova a reagire con un aumento dei corsi di laurea e una crescita degli atenei telematici, ma il contributo degli ITS resta numericamente esiguo e la presenza femminile è ferma al 23%. 

Per invertire la rotta, le associazioni invocano una riforma dell’orientamento e l’avvio della formazione sin dalla scuola primaria. Bisogna sfatare il mito dei “nativi digitali”: i giovani, al pari degli adulti, mostrano spesso gravi lacune nell’uso consapevole degli strumenti tecnologici.