Macchine utensili, nel terzo trimestre ordini in calo del 20% (e il mercato interno fa -45%)

Il terzo trimestre del 2023 fa segnare un brusco calo della raccolta di ordini da parte dei costruttori italiani di macchine utensili. L’indice elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu – Sistemi per Produrre si si attesta a quota 63,7 (la base 100 è quella del 2015), facendo segnare un calo del 19,9% rispetto allo stesso trimestre del 2022.

A preoccupare di più tuttavia è la distribuzione di questo calo tra mercato interno ed estero. Mentre infatti gli ordini dai mercati internazionali sono diminuiti dell’1,7% (portandosi a quota 96,2), gli ordini provenienti dai clienti italiani sono letteralmente crollati portandosi a un valore assoluto di 24 punti con un calo del 45,1%.

Colombo: “Calo in parte fisiologico, ma pesa l’incertezza sugli incentivi”

Nel commentare questi dati, Barbara Colombo, presidente Ucimu – Sistemi per Produrre, ha intanto sottolineato, con riferimento al mercato interno, che “la riduzione della raccolta di nuove commesse è anzitutto fisiologica e corrisponde ad un generale ridimensionamento della domanda dopo il boom degli ultimi anni”.

Una riduzione in parte fisiologica, dunque, su cui si innestano altri fattori: la debolezza generale della domanda da parte delle aziende manifatturiere italiane e il ridotto traino degli incentivi previsti dal piano Transizione 4.0, che quest’anno sono dimezzati rispetto al 2022.

La stessa Colombo infatti rileva che “il processo di transizione digitale che sta attraversando il manifatturiero del paese ha ancora necessità di espletarsi, anche in ragione delle nuove direttive europee in materia di sostenibilità e green manufacturing. La trasformazione della nostra industria è sotto gli occhi di tutti ma non è distribuita in modo omogeneo tra grandi, medie e piccole industrie, e non è certamente completata. Poiché questo passaggio rappresenta uno dei principali fattori di competitività del sistema economico del paese, che ha nel manifatturiero il suo pilastro, occorre sostenerlo attraverso misure adeguate”.

Misure adeguate che sono presenti solo in (piccola) parte nella manovra di bilancio, dove è presente il rifinanziamento della Nuova Sabatini, ma non il piano Transizione 5.0, fermo in attesa della conslusione delle interlocuzioni tra Governo italiano e Commissione europea sui fondi del RePower EU.

“Siamo consapevoli – spiega Colombo – che vi siano disponibilità economiche limitate e una condizione di contesto decisamente complessa ma, ora più di prima, occorrono politiche per lo sviluppo. Per tale ragione accogliamo con favore la decisione di inserire nella bozza della Manovra 2024 il rifinanziamento della Legge Sabatini e gli incentivi per le aziende che tornano a produrre in Italia, così come il taglio delle tasse per cittadini e imprese. Riteniamo però fondamentale il potenziamento delle misure per la competitività che dovrebbero essere comprese nel Piano 5.0 che, al momento, resta purtroppo ancora in stand by. A questo proposito confidiamo in una azione puntuale dei nostri rappresentanti di governo in sede europea affinché la Commissione UE conceda lo sblocco di parte delle risorse del Piano RepowerEU da destinare al nostro paese per la messa a terra dei provvedimenti previsti da questo Piano”.

L’associazione italiana dei costruttori di Macchine Utensili chiede intanto il “potenziamento delle aliquote attualmente in vigore per il credito di imposta sugli investimenti in nuove tecnologie di produzione 4.0”, che tuttavia al momento non sembra essere nei piani del Governo, e poi “in via strutturale […], in aggiunta al credito di imposta per investimenti in tecnologie 4.0, un credito di imposta con aliquota più alta per i progetti di innovazione finalizzati alla twin transition ovvero alla sostenibilità digitale”, che è quello che dovrebbe essere previsto dal prossimo piano Transizione 5.0.

Sul fronte estero la crescita della domanda dagli USA bilancia i cali di Asia e Europa

Sul fronte estero, dove non c’è la variabile rappresentata dagli incentivi, gli ordini sono risultati sostanzialmente stabili.

“In particolare – rileva Colombo – i costruttori italiani hanno da sempre negli Stati Uniti un partner di eccezione e, in questo momento, la prima area di destinazione dell’export. La vivacità della domanda nordamericana, che ci attendiamo resti tale anche nei prossimi mesi, ha sostanzialmente bilanciato la debolezza di quella asiatica ed europea”.

L’auspicio del presidente di Ucimu è che “l’Europa e soprattutto la Germania tornino a lavorare come in passato o anche di più, considerato che il fenomeno del reshoring può avvantaggiare i costruttori italiani già presenti nelle catene del valore tedesche” e che la forte instabilità che deriva dal conflitto in Medio Oriente non incrementi ulteriormente l’incertezza dei mercati.

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